GIRO DI BOA
Riflessioni semiserie sul girone d'andata
BATTERSEA BRAT: è l’unica squadra della Milingo che arriva al termine del girone d’andata senza aver mai perso. Un ruolo di marcia impressionante, fatto di 7 vittorie in 12 partite e uno zero in classifica, alla voce “sconfitte”, che testimonia il valore di una squadra che con Jonathan-Zapata-Cesar-D’Ambrosio in difesa non concede nulla all’avversario di turno. Il presidente Vannini vuole vincere, visto che l’ultimo scudetto risale al lontano 2010. Da allora, una serie di annate altalenanti (in cui spicca il secondo posto dietro la Terra Sarda nell’anno 2011-2012), con continui cambi di nome da parte della società che hanno messo a dura prova la pronuncia dei tecnici e degli addetti ai lavori: dagli zoccoli olandesi, alle bussole dei naviganti, fino ai ragazzi del parco Djurgarden in Svezia. Quest’anno sembra l’anno buono per i temibili boys di Battersea, che lì davanti, dopo anni di esperimenti balcanici, scommettono sul tridente tutto italiano Gabbiadini Sau e Gilardino, mentre si godono a buon diritto la vera rivelazione di questo campionato, lo scaligero Jorginho Frello: passato da oggetto misterioso in sede d’asta a titolare inamovibile di questa squadra che vuole continuare a sognare. Staremo a vedere.
INTERNACIONAL DE PORCO ALEGRE: il presidente De Persis jr. con un comunicato stampa al vetriolo al termine della passata stagione, sembrava sul punto di mollare. E invece, passata l’estate, ha ripreso saldamente in mano le redini della società cercandone il rilancio dopo periodi magri segnati dalla retrocessione in serie B nell’annata 2011-2012. Il fallimento societario che ne è seguito, col cambio di nome e la fine della (in)gloriosa storia dell’Atletico Mariano Giusti, sembrano ormai un lontano ricordo, visto che l’Internacional, almeno fino a questo momento, è tra le candidate al titolo finale, distante solo 3 punti. Imbattuta tra le mura amiche, la formazione del presidente De Persis ha puntato forte su un centrocampo offensivo, col duo Cerci-Ljajic (o, in alternativa, Kovacic-Lodi) in grado di far male alle difese avversarie e di lanciare a rete all’occorrenza Denis e Insigne (con Eder sempre pronto a subentrare). Lì dietro è De Santis a fare la guardia: mai così in forma, l’estremo difensore giallorosso trasmette tranquillità al reparto arretrato, dove troneggiano Lichsteiner e Abate, già campioni con la Old Firm Hooligans. L’unico neo potrebbe essere quello della continuità: non essendo abituata a viaggiare stabilmente nelle zone alte della classifica, la formazione potrebbe soffrire di vertigini.
OLD FIRM HOOLIGANS: uno scudetto vinto e due quarti posti consecutivi, questo il bilancio dei primi tre anni di vita della Old Firm. La formazione di origine irlandese, con forti venature scozzesi, continua la sua corsa nelle zone alte della classifica, mancando però forse di cinismo e capacità di tenere alta la concentrazione fino alla fine della stagione. Per non spegnere in corso d’opera l’entusiasmo dei tifosi, il presidente Landis non ha badato a spese pur di portare al “Bobby Sands Stadium” il capocannoniere della serie A Giuseppe Rossi, vero e proprio gioiello di casa, assieme allo spagnolo ex Real Madrid Josè Callejon: insieme formano un tandem d’attacco in grado di colpire in velocità le difese avversarie, certo, ma il rischio di puntare così forte su singoli giocatori rischia di compromettere l’andamento dell’intera squadra qualora gli attaccanti dovessero avere le polveri bagnate o imbeccare in una giornata storta. Per evitare ciò, il presidente ha deciso di affidare le chiavi del centrocampo alla fantasia di Candreva e di Maxi Moralez, con la velocità di Vives e la solidità di Inler a sopperire eventualmente alle amnesie di Hernanes, il più in ombra dall’inizio del campionato. In attesa che il brasiliano rinsavisca, c’è da registrare l’ottima tenuta della difesa, con Heurtaux-Konko-Tomovic-Maietta a difendere un non sempre impeccabile Marchetti. L’inizio di campionato è buono, ma occhio a non spegnersi.
GHIOTTONI IRACONDI: Dopo anni di assenza dalla Milingo Cup per godersi i successi del passato, il presidente Ungaro ha smesso i panni della nostalgia, colorando finalmente il suo universo ancora in bianco e nero. Ne è nata una squadra aggressiva, desiderosa di ottenere successi immediati senza concedere sconti a nessuno. Diamanti a centrocampo è una garanzia, Toni-Klose in attacco, assieme a Pinilla (o Paulinho) sono bomber d’esperienza in grado di cogliere sempre l’attimo vincente all’interno dell’area di rigore. Mai sottovalutare questa squadra, con un ruolino di marcia significativo in casa (su 18 punti, 13 sono arrivati tra le mura amiche), ma che paga un trend in trasferta non del tutto ottimale (una sola vittoria su 6 partite). Migliorare anche in questo, potrebbe significare per i Ghiottoni fare quel salto di qualità che il suo presidente si aspetta e togliersi tante tante soddisfazioni.
TERRA SARDA: Campione d’Italia due anni fa, con 14 punti di vantaggio sulla seconda in classifica, la squadra del presidente Cuccu l’anno scorso è finita penultima dopo aver vinto lo scudetto (forse per gli eccessivi festeggiamenti). Quest’anno è l’anno della maturità per i sardi, chiamati a non deludere i propri tifosi cui altrimenti potrebbe venire un infarto visti i continui rovesciamenti della sorte e della fortuna. L’esperto Reina tra i pali può garantire quella stabilità cercata invano dal presidente Cuccu negli anni, ma in realtà i frutti sono ancora lontani dall’essere raccolti: con 5 vittorie e 5 sconfitte nelle prime 12 partite, la Terra Sarda dimostra ancora una volta di non conoscere mezze misure, affiancando al formidabile Palacio due pezzi d’antiquariato come Moscardelli e Floro Flores, non certo dei bomber di prima scelta, cui ha fatto seguito il fantasista Cassano, l’unico in grado di poter fare (eventualmente) la differenza. L’infortunio di Hamsik ha minato alla base le velleità della squadra, anche perché il solo Cossu non può tenere da solo l’intero centrocampo. Quando tornerà lo slovacco sarà sicuramente un’altra Terra Sarda. E allora potrebbero esserci grandi sorprese per tutti.
BELZEBU’: vecchia conoscenza della Milingo Cup, per nome (mai cambiato), storia e blasone, la Belzebù (e il suo presidente) sono una certezza di questo Fantacalcio. Il ritorno in campo del presidente Ungaro poi, alimenta vecchie ruggini e rinnova il derby con la Ghiottoni Iracondi (già Gattoteamo), noto alle cronache per l’elevato tasso di bestemmie e imprecazioni in esso contenuto. Il più burbero tra i presidenti della Milingo, dopo aver vinto Champions e Coppa Marrazzo nel 2010-2011, non è mai sceso sotto il terzo posto alla fine del campionato, arrivando addirittura a sfiorare il titolo nella stagione appena trascorsa, laddove però la corazzata Watamu sembrava davvero imprendibile per tutti. Quest’anno il presidente ha allestito una squadra competitiva, incentrata su alcuni giocatori fondamentali che di anno in anno rinnovano il loro rapporto con la compagine infernale e mostrano un innato attaccamento alla maglia. Totti lì davanti è il capitano di mille battaglie, supportato dalla scommessa (ben ripagata) Iturbe e dal misterioso Emeghara, davvero al di sotto delle aspettative di inizio stagione in questa prima fase del campionato (così come Borriello e Maxi Lopez). Nelle retrovie, Agazzi e Da Costa sono ben protetti da Pasqual-Glik-Bonucci-Lucarelli, mentre il centrocampo è tutto a trazione anteriore, con Vidal Parolo Behrami e la rivelazione El Kaddouri. Solo migliorando il proprio rendimento casalingo (su 16 punti solo 6 sono arrivati in casa), la Belzebù anche quest’anno potrà puntare in alto, altrimenti rimarranno solo i derby, col corollario di scontri che ogni volta seguono (e la curva chiusa per discriminazione anticlericale).
WATAMU: Campione d’Italia in carica, la Watamu del presidente Cola, alias “Er Sentenza”, ha mostrato tutto il proprio carattere andando a vincere un campionato con ben 11 punti di distacco sulla seconda e aver sfiorato la retrocessione in B due anni prima (ma allora si trattava ancora della fallita “La Rivetta”). Imbattuta tra le mura amiche, la Watamu soffre in trasferta, dove l’estro e la forza di Tevez (vero e proprio punto fermo della squadra) non riescono a esprimersi al meglio. In attesa del ritorno di El Shaarawy, la squadra soffre le amnesie difensive di Puggioni, non sempre impeccabile tra i pali. La retroguardia è tutta sulle spalle (e sui piedi) di Maicon, mentre Strootman e Naingollan tengono saldamente in mano le redini di un centrocampo tutto fisico e cuore. Manca forse un fantasista in grado di vedere più spesso la porta, ma magari a gennaio il presidente ci stupirà con un colpo a effetto dei suoi.
CUBALUCAS: La vittoria in Champions l’anno scorso ha fatto salire le quotazioni della formazione allenata dal presidente Piredda, per tutti: Lo Zio. La tournee in Asia a ridosso della stagione ha alimentato investimenti esteri considerevoli sulla formazione di origini siciliane. Dopo Buffon tra i pali, è arrivato anche Totò Di Natale lì davanti, vero e proprio incubo per le difese avversarie, supportato all’occorrenza da Vucinic (o Pandev), per un reparto offensivo da urlo. A centrocampo, tutto passa per i piedi di Aquilani e Montolivo, con De Jong e Muntari a fare legna in mezzo al campo spezzando gambe e caviglie. Attenzione a Dzemaili, più volte in grado di andare a rete con i suoi inserimenti senza palla. La retroguardia punta sull’esperienza di Palombo e di Domizzi oltre che sul gruppo bergamasco assai consolidato Canini-Lucchini-Brivio.
BRIGATE ROZZE: La notizia è che il detentore della Coppa Schettino quest’anno non vi prenderà parte. La squadra del presidente Cenci paga infatti un inizio di campionato difficile, da cui si sta lentamente riprendendo. Sicuramente gran parte delle responsabilità ricade su Higuain, pagato fior di milioni in sede d’asta e non sempre al top, ma è anche vero che il solo Gervinho può fare ben poco a supporto. Per questo occorrono centrocampisti in grado di andare a rete: ecco allora spiegati gli arrivi di Pjanic e Guarin (sul quale peraltro si rincorrono le voci di mercato). Handanovic dietro è una garanzia, ma va difeso adeguatamente, per questo Nagatomo e Darmian sono costretti a fare gli straordinari. La squadra c’è, deve solo trovare la quadratura del cerchio per poter ripartire e fare bene, ma non dubitiamo che ciò avverrà. E allora, le Brigate torneranno a far male.
CAMPO TESTACCIO: Dopo la fine dell’esperienza con i Mods, il presidente Foglietta ha deciso di ripartire dalla sua città e dalla sua squadra del cuore, la Roma. Gli omaggi a Zeman l’anno scorso con la AC ZDENEK sono stati resi vani da una stagione tutt’altro che esaltante, culminata con l’ultimo posto e la retrocessione in B. Senza farsi prendere dal panico, il presidente ha deciso di riprovarci con la FC CAMPO TESTACCIO, squadra giovane dove brilla la stella di Pogba, unita all’esperienza di Chiellini in difesa e Mario Gomez in attacco, cui si affianca il redivivo Amauri. L’uscita di scena di Acerbi mina la solidità difensiva, dove sono chiamati alla prova di maturità Raul Albiol (ex Real Madrid), Gastaldello (vecchio cuore doriano) e Cacciatore (inatteso bomber di inizio stagione) a difesa del buon Perin. Solo così si può lottare per uscire dalla zona retrocessione e conquistare la permanenza nella massima serie.
MANZO TEAM: Data ogni anno per favorita, la squadra del presidente De Persis sr. è invece la formazione che sembra aver deluso di più fino a questo momento. Corazzata in casa (dove sono arrivati 8 dei 9 punti totali), il fu glorioso Deportivo La Carogna, sempre in lotta per le prime posizioni, paga un rendimento in trasferta davvero avaro di soddisfazioni (nessuna vittoria, 6 sconfitte e un pareggio). Le polveri bagnate di Balotelli sicuramente incidono sul rendimento generale di una squadra che ha diverse pedine importanti, da Lulic a De Rossi, passando per Cuadrado e Cambiasso. I problemi forse sono in difesa, dove Ranocchia è lontano dal giocatore che tutti noi conosciamo, mentre Benatia e De Sciglio da soli non possono certo salvare sempre capra e cavoli. Restano intatte le ambizioni in Champions, così come la vittoria per 3-0 nel derby in famiglia con la Internacional de Porco Alegre. Cosa da non poco, anzi. Servono proprio queste soddisfazioni per restituire il sorriso all’ambiente e caricarlo in vista dei mesi che verranno.
GREEN SHIELD FV: Ice Weasels, Red Cats, Sand Snakes e ora Green Shield Football Vegan: il presidente Falbo è sempre più “Piolofollia” e dopo aver ingaggiato in Lega Calcio una battaglia all’ultimo colpo per modificare il regolamento venendo incontro alle esigenze dei più “deboli” della Milingo Cup, ha deciso di iscriversi nuovamente alla competizione. Si è andato pertanto costituendo un vero e proprio fronte trasversale di matrice CinqueStelle che è riuscito a inserire nel regolamento diversi articoli utili ai propri scopi: giocare e divertirsi passando da un sistema “punitivo” ad uno “collaborativo”. Celebre la proposta di ascendenza Falbiana di devolvere 10 euro del montepremi finale a chiunque non avesse messo la formazione, come scusa per avergliela chiesta una domenica che evidentemente non poteva accedere né a internet né al cellulare. La squadra risente di tutte queste polemiche (e della dieta vegetariana imposta dal suo presidente) e soffre in fondo alla classifica. Immobile è esploso, Giovinco paga troppa panchina, ma Llorente sembra tornato il bomber di un tempo. A centrocampo Pirlo-Zuniga-Kakà-Borja Valero sono giocatori di tutto rispetto, ma dietro Stendardo-Barzagli-Legrottaglie possono ben poco per proteggere la porta di Abbiati. Nonostante infatti il buon attacco (15 gol in 12 partite), la difesa mostra diverse crepe (20 gol subiti in 12 partite). Da qui occorre ripartire, trovando magari il giocatore nascosto agli occhi degli osservatori più attenti, un colpo “folle” come il suo Presidente, in grado di rimettere in careggiata anche i Vegani.